Amir Reza Koohestani


1978

Shiraz, Iran – da diversi anni lavora spesso in Germania

Formazione

Laurea in Cinema e Teatro, presso l’Università di Teheran; Dottorato in Film Studies presso l’Università di Manchester.

Settori di interesse

Sceneggiatura cinematografica e teatrale, regia teatrale

Periodo di Attività

1995 – ad oggi

Collaboratori più frequenti

Mehr Teathre Group, in particolare:
Mahin Sadri (regia teatrale, performance, sceneggiatura)
Pierre Reis (produzione, company and tour management)
Mohammad Reza Hosseinzadeh (assistenza alla regia e produzione)
Negar Nemati (costumi)
Mitra Nadjmabadi (scenografia)

Opere principali

Dance on glasses (2001)
Amid the clouds (2005)
Where were you on January 8th? (2009)
Timeloss (2013)
Hearing (2015)

Opere presentate in Italia

Dance on glasses (2004, Teatro delle Passioni, Modena)
Amid the clouds (2006, Festival delle colline torinesi)
Recent experiences (2008, Festival delle colline torinesi)
Timeloss (2017, La Triennale, Milano)
Summerless (2018, Festival delle colline torinesi)
Hearing (2018, La Triennale, Milano)

Temi trattati negli spettacoli

Il punto di partenza della scrittura di Koohestani è spesso rappresentato da storie vere, siano esse fatti di cronaca o narrazioni di vita quotidiana: per questo motivo il suo teatro è stato definito anche documentario, come se offrisse una finestra sulla realtà della società iraniana con le sue contraddizioni e le sue battaglie.
Tuttavia, la forza politica delle sue opere è capace di oltrepassare i confini nazionali, divenendo intimamente universale. Giocando su un terreno sempre profondamente metaforico e simbolico, pur non mancando di realismo, la capacità narrativa del suo teatro apre e mescola il confine tra pubblico e privato, fornendo uno spaccato tanto della società iraniana quanto di quella umana.
Mezzo privilegiato attraverso cui ottiene tale effetto è sicuramente la frammentazione e la sovrapposizione dei piani temporali che scompongono la sintassi narrativa moltiplicando le prospettive i punti di vista intrecciando la tradizione persiana con quella classica occidentale (Time Trilogy: Timeloss, Hearing e Summerless; Amid the clouds). Ma anche il portare in scena conversazioni telefoniche (come in Dry Blood and Fresh Vegatables o Where were you on January 8th?), e il curare una scenografia minimalista, con tavoli che pongono lunghe distanze tra gli attori, sono strumenti tramite i quali le sue opere assumono un tono distaccato e una forte staticità che gli permette di portare in scena l’uomo per quello che è, senza che siano necessari interpretazioni o commenti.
Il focus del suo teatro sono le relazioni interpersonali, con una grande attenzione in particolare per quelle intergenerazionali. I legami tra genitori e figli, tra amanti, tra ex-amanti, tra amici o tra vicini sono sviscerati attraverso diversi temi: ci sono la dialettica tra memoria e ricordo; il rapporto con il passato, tra rimorso e rifiuto; il valore del potere in relazione con la giustizia, la responsabilità sociale e la contrapposizione tra vero e falso. Non mancano, comunque, riferimenti più espliciti a situazioni politiche contemporanee, come la guerra in Iraq (Fourth Wall) o l’immigrazione clandestina (Amid the clouds).

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