Rabih Mroué


1967

Beirut, Libano – dal 2013 vive e lavora a Berlino

Formazione

Università Libanese, laureato (bachelor of arts) in Teatro nel 1989

Settori di interesse

Teatro, arti visuali, film (animati e documentari), performance, musica

Periodo di Attività

1990 – ad oggi

Collaboratori più frequenti

Lina Saneh (sceneggiatura, regia, performance)
Elias Khoury (sceneggiatura, performance)
Tony Chakkar (sceneggiatura, performance)
Joana Hadjithomas e Khalil Joreige (sceneggiatura e regia cinematografica)

Opere principali

Biokraphia (2002)
How Nancy Wished That Everything was an April Fool’s Joke (2007)
The pixelated revolution (2012)
Riding on a Cloud (2014)
Sand in the eyes (2018)

Opere presentate in Italia

Spettacoli
Who’s afraid of representation? (2007, Festival delle colline torinesi)
How Nancy wished that everything was an April fool’s joke (2008, Festival delle colline torinesi)
Photo-Romance (2010, Festival delle colline torinesi)
33 tours et quelques secondes (2012, Festival delle colline torinesi)
Probable title: Zero Probability (2013, Festival delle colline torinesi)
Biokhraphia (2015, Festival delle colline torinesi)
So little time (2017, Festival delle colline torinesi)
The pixelated revolution (2017, Festival delle colline torinesi)
Riding on a cloud (2017, Milano, CRT teatro dell’arte)
Sand in the eyes (2018, Napoli Teatro Festival)

Installazioni
I, the undersigned (2008, Manifesta 7, Trentino-Alto Adige)

Temi trattati negli spettacoli

Le sue opere vogliono esplorare tutte le forme dell’arte teatrale, confondendo e rendendo meno netti i confini tra teatro e arti visuali. La costante ricerca nel campo teatrale, in direzione della problematizzazione del rapporto tra verità e finzione, si amplia frequentemente comprendendo una grande varietà di mezzi espressivi, ridefinendo la comune e tradizionale percezione del termine “teatro” e mettendo in discussione il ruolo dello spettatore e il suo rapporto con l’attore, lo spazio del pubblico rispetto a quello dell’interprete e la forma della performance stessa.
Una delle forme utilizzate, ad esempio, è quello dello spettacolo-conferenza, che ritroviamo in opere come Sand in the eyes (2018) o The pixelated revolution (2012), che riflettono sul ruolo degli strumenti digitali nel ricostruire la verità e il valore degli eventi che riprendono, con particolare attenzione a quelli violenti come uccisioni e torture.
Soggetti privilegiati della riflessione artistica di Mroué sono, infatti, la guerra civile libanese (1975-1990) e la situazione politica contemporanea del suo paese e del mondo arabo più in generale, la cui rappresentazione e citazione – suffragata dall’utilizzo di foto, documenti, video, oggetti reali o fabbricati – è funzionale allo sviluppo di temi più ampi e universali, con l’obiettivo di stimolare riflessione e confronto tra il pubblico, piuttosto che commozione o commiserazione.
Lo stretto rapporto che lega le sue opere alla contemporaneità politica e alla storia più recente del Libano ha causato la censura in patria di alcune di esse, come How Nancy Wished That Everything was an April Fool’s Joke (2007), uno spettacolo a quattro attori che ripercorre le contraddizioni della guerra civile attraverso gli stralunati racconti di un’infinita serie di militanti morti combattendo per le diverse fazioni.
Il tema della guerra civile da lui vissuta in prima persona permette alle sue opere di assumere anche un taglio autobiografico e di racconto in prima persona che tuttavia non va inteso come realmente personale, ma, come espresso anche in Biokraphia (2002), come un ulteriore spazio in cui esercitare la problematicità della dicotomia vero-falso.
Per un più esaustivo elenco delle opere di Mroué: sfeir-semler.com

Estratti di spettacoli

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